Faccio buon viso a cattivo gioco e ti sfido: trova l’intruso!

5 GRANDI PRODUZIONI SCI-FI

Adri Allora
5 min readFeb 25, 2021

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TRATTE DA LIBRI SCRITTI DA DONNE CHE MI PIACEREBBE VEDERE

Un po’ di tempo fa la persona con cui condivido gioie e dolori mi ha chiesto quali grandi produzioni cinematografiche provenissero da libri di fantascienza scritti da donne.

Al momento mi sono venute in mente soltanto la serie de Il racconto dell’ancella (2017, dall’omonima opera di Margaret Atwood del 1985 che era già stata adattata in un film del 1990 diretto da Volker Schloendorff); il film Un amore all’improvviso (2009, tratto da La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrei Niffenegger, 2003) e la futura serie Amazon tratta dal bel libro Ragazze elettriche di Naomi Alderman (che in in originale ha un titolo assai più pregnante, Il Potere, 2016. Qui la mia instarecensione di quel testo).

Poca roba, considerando la ricchezza della produzione fantascientifica femminile.

Quella di fare caso al genere sessuale dellǝ autorǝ di fantascienza, è una curiosità che mi porto dietro da un po’ di tempo: a ben vedere ci sono penne fondanti del genere tra le donne non meno che tra gli uomini e questo non mi ha mai stupito:

persone appartenenti a un genere storicamente posto nella situazione di essere altro rispetto a una norma sono nella condizione ideale per esprimere il genere letterario che meglio di qualsiasi altro ha tra i propri temi centrali l’alterità.

E guarda che l’alterità è davvero centrale per la fantascienza, dal livello individuale (nel tema dell’alienǝ, dell’androide/ginoide a confronto con la persona “normale” o dellǝ viaggiatorǝ nel tempo a confronto con gli abitanti di altre epoche) a quello antropologico (nel conflitto da individui e megacorporazioni, tra classi sociali, tra sistemi tecnologici).

Allora mi permetto un piccolo divertissement: ecco cinque libri scritti da donne che sarebbero ottime trasposizioni per serie televisive.

La porta di Ivrel

(Qui la mia instarecensione)

È quasi un romanzo fantasy (in cui un uomo che deve ritrovare l’autostima accompagna una bellissima e altera guerriera in una missione che riguarda la salvezza dell’universo, in un mondo apparentemente a un livello tecnologico medievale) incastonato in una cornice fantascientifica (visto che a minacciare la tessitura dell’universo sono le porte che permettono di viaggiare attraverso lo spazio, create millenni prima da una civiltà ormai scomparsa di cui rimangono alcuni discendenti ancora dotati di poteri straordinari).

Perché sarebbe un’ottima serie

Innanzitutto ci sono due personaggi diversi dal solito. Non tanto lei, una tizia tosta abbastanza da manuale, così assorbita dalla sua missione, quanto lui, che non si riabilita alla fine come guerriero conforme alla visione patriarcale del maschio ma continua a rimanere subalterno.

Poi la cornice fornisce un dispositivo potenzialmente eterno: la distruzione ogni porta del teletrasporto implica il proseguimento della missione per distruggere le altre porte in un altro mondo, anche completamente diverso. Alla fine di ogni stagione distruggi una porta e sei prontǝ per la successiva. Figata.

Nata dal vulcano

(Qui la mia instarecensione)

L’ultima superstite di un’antichissima civiltà si risveglia in un vulcano, da cui esce per esplorare un pianeta imbarbarito, in guerra, decadente e barbaro al tempo stesso. In realtà ho amato questo romanzo, oltre perché è avvincente, perché alla fine parla di educazione, ed è un tema sensibile da queste parti.

Perché sarebbe un’ottima serie

Mentre appena ho finito La porta di Ivriel ho immaginato dei seguiti, nel caso di Nata dal Vulcano no, ma per una semplice questione quantitativa: le avventure della protagonista, che nel corso del romanzo è dea, schiava, sacerdotessa, regina, vagabonda, sono già sufficienti a coprire più di una stagione. E la cosa bella è che Tanith Lee non sta menando il can per l’aia come fanno i vari Jordan o Martin, aggiungendo personaggi e sottotrame con una voracità bulimica che ha il preciso scopo di innescare una dipendenza tossica e l’effetto di prendere per il naso i lettorǝ che vogliono solo una bella storia, no, signora mia, sta raccontando una storia che ha uno e un solo punto di arrivo chiaro fin dall’inizio. Una personaggia, una meta, una strada. Anche quando si dilunga sulle corse con i carri, in realtà sta continuando a raccontare solo quella ricchissima storia e nient’altro. Chapeau.

Il mondo delle streghe

(Qui la mia instarecensione)

Io di questo libro di Andre Norton mi sono innamorato soprattutto dell’ambientazione, che mette insieme science romance à la Burroghs (Edgardo Riso, non Gugliemo Seguardo) e un certo distacco — non ironico però — che mi faceva pensare ad Hank Morgan.

Perché sarebbe un’ottima serie

Per lo sguardo verso un mondo completamente altro attraverso gli occhi nostri. Certo, bisognerebbe aggiornarlo un po’, ma il regno delle streghe circondato da nemici e gli avversari che scatenano contro il protagonista un’orza di zombie mettono insieme tutto quello che si può desiderare di vedere in una serie fantascientifica oggi. A patto di non cedere a quell’estetica grimdark che va tanto di moda.

Binti

(Qui la mia instarecensione)

Binti è una ragazza mooolto dotata per la matematica che scappa di casa per andare a studiare su un pianeta-università, ma mentre è a bordo dell’astronave pesce che la deve condurre a destinazione subisce l’aggressione di un commando di meduse senzienti (cioè, non lei: è un attacco militare: quellǝ entrano nella nave e ammazzano quasi tuttǝ).

Perché sarebbe un’ottima serie

Binti sta per me tra La porta di Ivriel (perché ha un set di personaggǝ molto bello, più ricco e variegato di quello del libro di J.C. Cherryh, dove in fondo erano in due) e Il mondo delle streghe, dove il setting assume per me un ruolo preminente (e ti assicuro che anche la Terra, qui, è tutta da scoprire). Ma non c’è solo questo: il modo in cui Binti cambia, nel corso della storia, la rende uno dei personaggi più moderni che abbia letto negli ultimi anni.

La mano sinistra delle tenebre

(No, non l’ho recensito su instagram)

Genly Ai è un inviato dell’Ecumene, una lega di mondi che si scambiano sapere, sul pianeta Gethen i cui abitanti sono ermafronditi che durante il kemmel, un periodo di calore, assumono un genere oppure l’altro, a seconda dei casi. Incontra abitanti di due regni e con un approccio antropologico si confronta e si sforza di capire quello che potrebbe diventare l’ottantaquattresimo pianeta dell’Ecumene.

Perché sarebbe un’ottima serie

A parte le illuminanti riflessioni sul genere e la cultura che stimola questa storia e gli scenari affascinanti? Be’, l’Ecumene.

Chiusura e inchino.

Ho saltato un mucchio di autrici e di testi che mi piacciono (al volo direi almeno Pat Cadigan, Sheri S. Tepper, Johanna Russ, la Gioconda Belli di Waslala e la Elisa Emiliani di Cenere e chissà chi mi sto dimenticando a causa della mia memoria schifa), alcune sarebbero probabilmente eccezionali serie ma, semplicemente, è andata così. E tu chi metteresti nella tua cinquina da binge-watching?

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.