Costruzione dello stereotipo femminile: parole e immagini dai manifesti cinematografici erotici

La mia parte

Adri Allora
13 min readAug 5, 2022

Il 2 agosto ho parlato a Parabita (LE), nel contesto più ampio di una commemorazione dell’artista, intellettuale e Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone, Rocco Coronese. Serviva qualcuno che abbassasse il livello, quindi in certi ambienti il mio nome salta fuori naturalmente.

Poiché io non butto via NIENTE di quello che faccio, riporto qui il documento da cui ho stralciato il mio intervento in quel bellissimo contesto.

In più, avverto che farò un altro post sul backstage di questa esperienza, perché non butto via VERAMENTE NULLA e poi sono saltate fuori cosine belle che mi fa piacere condividere. Nei prossimi giorni, però.

Autopresentazione

Mi chiamo Adriano Allora e sono qui perché, semplificando molto, ho scritto un prontuario di punteggiatura pornografico, non nel senso che ci sono i disegnetti zozzi ma nel senso che per spiegare come funziona la punteggiatura ho fatto ricorso a esemplificazioni e metafore di natura sessuale. Credevo potesse essere una buona idea, ma la gente non è abbastanza interessata al sesso. Ci sta.

Dall’headline che descrive una killer mentre il film è su una detective, alla disposizione di proiettili e bossoli, ogni dettaglio ha il suo valore… Questo film, però, non faceva parte della selezione dei miei 136, lo dico per correttezza.

In realtà quando mi è stato proposto di partecipare a questo incontro ho accettato per due motivi:

  1. al liceo, quando con i miei amici passavo davanti ai manifesti dei film porno, era sempre per noi fonte di inarrestabile ilarità, ricordo ancora titoli come “Laerte ti aspetta a gambe aperte” (questo forse l’ha inventato il mio compagno di scuola Marco Q.), “Le casalingue” e “007 e i servizietti segreti” e le battute da quindicenni che ci facevamo sopra;
E quindi Pietro Aretino è anche protagonista di un film osè, eh? Questo film, però, non faceva parte della selezione dei miei 136, lo dico per correttezza.
  1. ancora adesso, quando in ufficio mi dicono frasi come “ha detto che viene subito” e “dobbiamo rivedere la nostra penetrazione del mercato” mi viene da rispondere “è il titolo del mio film porno preferito”.

E quindi eccoci qui.

Ora che sapete chi sono, se davvero non volete scappare, procedo a raccontarvi il resto: faccio tre ringraziamenti, vi racconto come ho lavorato così sapete di che morte morire (ma vi ricordo che in francese l’orgasmo viene anche chiamato “la piccola morte”, quindi potrebbe non essere poi così male) e vediamo cosa ci possono dire questi titoli.

Ringraziamenti

Devo ringraziare il prof. Romano che mi ha invitato, l’amministrazione che ha accettato di farmi parlare qui e Rocco Coronese che ha raccolto negli anni decine di migliaia di locandine di film. Devo ringraziarli perché:

— adesso ho una buona ragione per farmi un nuovo profilo su google: dei 136 titoli che ho analizzato, ne avevo visto uno soltanto, quindi ho fatto un mucchio di ricerche e ora secondo Google sono una specie di erotomane fermǝ agli anni settanta e ottanta. So che esiste la modalità in incognito ma quando ho capito perché iniziavano a comparire pubblicità su “video di gente che ha fatto sesso dopo gli anni novanta!” ormai era troppo tardi;

— ho fatto un viaggio nel tempo, in un’epoca in cui non esistevano le categorie del porno su Internet ma nel quale i titoli erano titoli e non descrizioni. Cioè, io non sono mai andato su youporn, pornhub, sessosubito, pornoamplessi, ma un amico di un mio amico mi ha detto che i titoli che ho visto io sono poesia al confronto.

Quindi: grazie.

Ah, no, aggiungo anche che ho fatto le ricerche soprattutto su ilcinematografo.it, davinotti.com, filmtv.it. Ci tengo a citarli come fonte di informazioni. Ho anche comprato un libro di manifesti erotici (“Public Sex”, foto di Marialba Russo, Nero Edizioni). Non solo, tutte le locandine che trovate qui sono copiate dalla versione digitale del museo del manifesto di Parabita, dove vi consiglio assolutamente di andare: le locandine sono raccolte per genere e, anche se per ora manca un motore di ricerca interno, è già una meravigliosa esperienza di viaggio nel tempo.

Come ho lavorato e struttura dell’intervento

I titoli dei film sono testi molto particolari, perché sono molto corti, hanno un disegno di riferimento e spesso, ma non sempre, sono traduzioni da titoli stranieri.

Ora, io ho evidentemente troppo tempo libero, ma dovevo comunque limitare quello dedicato a questa ricerca, quindi mi sono limitato alle parole.

Volevo che fossero i titoli stessi a suggerirmi come lavorare, quindi ho iniziato con quello che per me è il modo più semplice di avvicinarmi un testo: ho contato le parole e poi ho analizzato la loro struttura sintattica.

Poi ho analizzato le parole (nel senso di scelte lessicali).

Poi ho contato, quando si parlava di persone, di quante e quali persone si parlava.

Poi ho cercato di etichettare i titoli con una parola chiave che mi dicesse qualcosa di generico sul titolo.

E tutte queste cose ve le racconterò brevemente.

Poi approfondirò alcuni titoli che ho trovato interessanti.

E infine tirerò le somme.

Pensate di farcela?

Partiamo.

Considerazioni generali

Il numero di parole per titolo è generalmente basso-ma-non-bassissimo. Su 136 titoli:

  • 7 hanno una parola (Decameroticus, Emmanuelle, Nathalie, Oroscopiamoci, Pornoestasi, Pornolesbo, Provocazione);
  • 40 ne hanno due (solo alcuni esempi: Calore intimo, Il bocconcino, La dottoressa, Condominio erotico, Lezioni private, Supersex pornomania (questo è uno dei miei preferiti: non dice niente, fateci caso, ma è tipo “vieni così vieni”));
  • 28 ne hanno tre (Voglia di godere, Piacevoli voglie animalesche, Momenti erotici particolari, Moana la scandalosa);
  • 23 ne hanno quattro (Turbolenza di una donna, Una scatenata moglie insaziabile, Giochi erotici in famiglia);
  • i restanti titoli ne hanno tra cinque e 11 (“I vizi segreti degli italiani quando credono di non essere visti” è il titolo più grosso).

Le strutture sintattiche più frequenti rispettano la distribuzione per numero di parole:

  • nome + modificatore (22 casi): amplessi vertiginosi, carne bollente, condominio erotico, calore intimo, sensi bollenti, lezioni private;
  • modificatore + nome (struttura marcata, non a caso sono quasi tutti in altre lingue) (14 casi): calde labbra, erotic story, blue excitation, sex partouze, sex perversion, sexual student.

Segnalo però anche 9 casi minoritari ma interessanti, costituiti da

  • un’intera frase: Bruna, formosa, cerca superdotato; Di mamma non ce n’è una sola; Facciamo l’amore in grande allegria; La mazurka le svedesi la ballavano a letto (MAZURKA PÅ SENGEKANTEN significa mazurka sul bordo del letto… la colpa non è dellɛ italianɛ che hanno tradotto il titolo!); Le svedesi continuavano a ballare… la mazurka a letto (eh, il seguito); I vizi segreti degli italiani quando credono di non essere visti;
  • oppure da piccole orge di parole (Emanuelle, perché violenza alle donne?; Inchiesta di un procuratore su un albergo di tolleranza; Vizi e peccati delle donne nel mondo).

Il lessico che ho isolato si compone di 310 parole piene, le più frequenti sono: donna, erotico, storia, porno, amore, sesso/sessuale. Vediamo nel dettaglio.

  • donna: (70 occorrenze: ho ricondotto al lemma donna tutti i nomi propri…) Emmanuelle, Karin, Marina, Moana, Nathalie, Dora, (…ma anche i nomi comuni…) girls, femmine, borghese, bionda, (…le professioni…) dottoressa, novizia, campagnola, top model (…i ruoli…) moglie, mamma, sorelle, (…e poi le forme che trovo agghiaccianti) verginella, ingenua, ragazza, sedicenne, ragazzina, lolita (praticamente mancavano bambina e neonata e poi qualsiasi creatura dotata di vulva rientrava nel dominio della scopabilità).

Vi segnalo qui che la necessità di mettere al centro dell’attenzione la donna voi la vedete poco, ma pensate al titolo “Sole su un’isola appassionatamente”, riferito a un film in cui si parla di due ragazzi che prendono il largo con una zattera e finiscono su un’isoletta, abitata da un’insegnante, dal suo amante e da quattro ragazze, che li catturano e li costringono a prestazioni sessuali fuori del comune. Qui i soggetti sono i due ragazzi, ma il titolo parla delle cinque donne nell’isola (che per di più non sono affatto sole). È più che indicativo.

Aggiungo che vengono menzionati uomini in nove casi: Il cuginetto inglese (non esiste per la rete, ho trovato però un La cuginetta inglese, del 1975); L’albergo degli stalloni; Bel ami, l’impero del sesso (davvero una rivisitazione esplicita e aggiornata del romanzo di Maupassant); i grossi bestioni (ma potrebbero essere camion) e cinque uomini in altrettante coppie (lo vediamo tra poco).

Questi personaggi molto cartoon, anzi, molto Bozzetto, mi fanno tenerezza. A te no?

Ancora a proposito del lessico, le altre parole in ordine di frequenza sono:

  • erotico (14 occorrenze).
  • storia (12 occorrenze. Ho ricondotto al lemma “storia” un mucchio di parole diverse, vedrete poi che è utile): Storie (proibite di 5 lolite/Erotic) Story, Ricordi (di notte), Rivelazioni (erotiche di una governante), Divagazioni (erotiche), (Emanuelle nera, orient) reportage, Inchiesta (di un procuratore su un albergo di tolleranza), (sexy) simphony.
  • porno (10 occorrenze, se poi a partire da qui vediamo quali sono altri modificatori frequenti, troviamo: sessuale, proibito, caldo, nera, estasi, super, vizioso, bollente, morboso, piacevole, blu, intimo, scatenato, profondo, bello).
  • amore (8 occorrenze, altri sostantivi frequenti: sesso, vizio, bestia, corpo, coppia, peccato, gioco, estasi, notte, comportamento, orgia, eros, uomo, voglia, magia, polizia).

Visto che avevo iniziato a guardare le parti del discorso, dopo sostantivi e modificatori mi sono domandato quanti verbi ci fossero. Vediamo se indovinate? Possedere (l’unico che compare in due titoli), venire (che compare due volte in un solo titolo), ballare, vendere, godere, cercare e vedere.

Poiché in questi titoli si parla di persone, mi sono domandato: quando si parla di persone, di quante persone si parla? Diamo i numeri: su 74 casi totali

  • 47 sono al singolare (i due uomini e 45 titoli centrati sulle donne);
  • 16 sono al plurale (14 donne, gli stalloni e i grossi bestioni);
  • 10 riguardano coppie (Coppie erotiche, la bionda e la bestia, la moglie e la bestia, Paolo e Francesca, Porno lui, erotica lei, Amori proibiti di Giulietta e Romeo, Due fanciulle porno così, Cicciolina e Moana ai mondiali, Il mondo porno di due sorelle, Justine e Juliette le sex sorelle);
  • 1 riguarda cinque persone (le lolite che abbiamo già visto).

A questo punto iniziavo ad avere le idee un po’ più chiare, ho quindi cercato per ogni titolo un campo, cioè un’etichetta che identificasse il tipo di titolo (che cosa racconta il film, secondo il suo titolo? E, in particolare: qual è la prima cosa di cui ci parla il titolo?)

  • 46 casi, un oggetto del desiderio, tipicamente una donna: femmine calde in orgasmo/infuocate/morbose; Karin l’ingorda, la porno amante, la ragazzina col lecca lecca, di mamma non ce n’è una sola, una scatenata moglie insaziabile, top model, valerie la calda bestia)
  • 39 casi, una pratica: I vizi di una vergine, Le piacevoli notti di Justine, L’amore quotidiano, I pornogiochi delle femmine svedesi, Bagno di lingua’s… per cavalli in calore;
  • 29 casi, una situazione: Condominio erotico, Giochi erotici in famiglia, L’albergo degli stalloni, Sexy hotel servizio in camera;
  • 12 casi, una storia: Cosa vogliono da noi queste ragazze?, Divagazioni erotiche, Rapporto sul comportamento sessuale delle casalinghe, Erotic Story, Super Erotik Movie, Storie proibite di 5 lolite, Sexy Symphony, Rivelazioni erotiche di una governante, Ricordi di notte, Inchiesta di un procuratore su un albergo di tolleranza;
  • 10 casi, un dettaglio anatomico: Calde labbra, Calore intimo, Carne bollente, Corpi caldi, Fuoco nel ventre, Gola profonda, Marina… un corpo da possedere, Sensi bollenti, Un corpo da possedere, Un corpo da vendere.

A margine, annoto alcuni titoli interessanti. Inizio dalle citazioni letterarie:

  • Alice nel paese delle pornomeraviglie
  • Amori proibiti di Giulietta e Romeo
  • Bel ami, l’impero del sesso
  • Decameroticus
  • Paolo e Francesca
  • La bionda e la bestia e La moglie e la bestia
  • Vieni amore mio… vieni (quasi uguale a “Vieni vieni amore mio”, del 1975 di Vittorio Caprioli: un tentativo di darsi un tono? Di attirare spettatorɛ dell’altro film? O piuttosto un gioco sul verbo vieni? Sapevatelo su Rieducational Channel!).

Poi ci sono dei riferimenti letterari nella storia, ma non nel titolo:

Un castello sullo sfondo, un pastorello… e non è un caso che i nomi in locandina siano tutti tedeschi!
  • Divagazioni erotiche (riprende i personaggi delle fiabe dei fratelli Grimm… tipo “I fratelli Grimm e l’incantevole strega”, ma con il sesso (e, credo, effetti speciali di diversa natura));
  • Eviration, bramosia dei sensi (Los Cachorros, è un romanzo breve di Mario Vargas Llosa del 1967: in realtà è la storia tristissima di un ragazzo a cui tagliano il pene. Si tratta di una vera e propria tragedia che si conclude con un omicidio-suicidio. Ma forse non si tratta di un film porno, solo di un film drammatico con scene di sesso spinto.
  • I grossi bestioni (il camionista Ulisse viene attratto dalla bella Calypso, sessuomane insaziabile. Passano mesi e sua moglie Penelope, che gestisce una locanda, deve tenere a bada i colleghi del marito).
  • Una spina nel cuore (in realtà un film drammatico tratto da un romanzo di Piero Chiara del 1978)

Quindi ci sono dei giochi linguistici:

  • Di mamma non ce n’è una sola;
  • Le storie proibite di cinque lolite;
  • Le grandi manovre… erotiche;
  • Oroscopiamoci (adesso esiste un sito che si chiama così, giuro!);
  • La mazurka le svedesi la ballavano a letto (Il giovane Max, brillante professore in uno dei più rinomati college scandinavi, potrebbe diventare il nuovo preside. C’è un problema: non è sposato come vorrebbe la tradizione, né conosce alcunché delle donne. Poiché gli è stato concesso soltanto un mese di tempo per procurarsi una moglie, i suoi allievi, le mogli e le figlie dei colleghi si danno un gran daffare per aggiornarlo in materia di sesso).

E infine ci sono le pornodocufiction:

  • I vizi segreti degli italiani quando credono di non essere visti (finto documentario che dovrebbe indagare sulle abitudini sessuali degli italiani dell’epoca, riprendendo un certo filone mondo in voga un decennio prima (Notti porno nel mondo), ma anche le interviste di Pasolini); in realtà si tratta per lo più di ricostruzioni in studio di scenette erotiche, intervallate a interviste per strada e riprese da show erotici di Moana e Ramba doppiate. Segnalo solo la battuta, terribile, di un cliente in un sexy-shop: “Salve, vorrei un film con cavalli e bambini”);
Che poi titolo e locandina non sono neppure terribili. Peccato che il titolo non criminalizzasse così tanto certi comportamenti…
  • Emanuelle, perché violenza alle donne? (Emanuelle, famosa fotoreporter di un periodico per soli uomini, sperimentandone di persona la scarsa potenza sessuale, smaschera uno pseudosantone indiano inventore del coito prolungato. Poi si trasferisce a Roma, Hong Kong, Macao e Arabia sulle tracce con una collega giornalista, di un’organizzazione per la tratta delle bianche. Sgominata la “gang” va a New York, dove fa scoppiare uno scandalo, che travolge importanti personaggi implicati in episodi di violenza contro le donne. Infine si riposa sullo yacht di un giovane diplomatico americano conosciuto all’inizio della storia);
  • Prima e dopo l’amore… un grido d’allarme (film a episodi introdotti e commentati da un medico che spiega cos’è la sifilide, come si trasmette, e quali sono le sue conseguenze. Il film ci espone a un campionario di luoghi comuni giudicanti e insieme di comportamenti a rischio; un ragazzo infettato da una prostituta che contagia la fidanzata; un anziano che contrae la sifilide baciando un travestito; un architetto sposato si infetta durante un’avventuretta e, pur conoscendo i rischi del contagio, danneggia la moglie e forse il nascituro; un giovane sifilitico e drogato che per procurarsi denaro uccide la proprietaria di un negozio e ferisce gravemente un commissario di polizia).

Conclusioni

Vi ho raccontato molte cose, avete visto come sono riuscito a sperperare un mucchio di tempo, è ora di tirare un po’ le fila di questo incontro.

Iniziamo dalle cose belle: quello che è emerso dalla mia esplorazione è una straordinaria voglia di raccontare, una voglia che asfalta tutto il resto, per esempio il principio per il quale se racconti una storia devi avere una storia da raccontare (ricordate il riassunto del film “Emmanuelle, perché violenza alle donne?”, anche se in realtà il tentativo di una storia c’è comunque. Non è così nella pornografia online di questi anni, invece) oppure l’onestà intellettuale (film sulla sifilide e titolo simile a quello di altro film).

E la parte bella finisce qui.

I film erotici e pornografici dei quali ho sommariamente analizzato i titoli sanno un po’ di banco di macelleria. Parlano prevalentemente di donne (perché i destinatari della pornografia in quegli anni erano gli uomini) associandoli ai concetti di vizio e di perversione.

In generale le donne si abbandonano a deliri carnali, sono infedeli, porno, calde, infuocate, morbose, viziose, ingorde, perverse, scandalose, insaziabili, addirittura calde bestie e ovviamente hanno pensieri morbosi e vizi segreti. I loro corpi sono da vendere e da possedere. Tutto di questo linguaggio fa pensare alle donne come animali da piacere, e al sesso come qualcosa di animalesco e sporco. Quindi tutte le donne che fanno sesso sono in qualche modo disumanizzate e corrotte.

Neanche la faccia.

Quindi tutte le donne NON associate al sesso sono umane e pure.

La puttana e la santa (possibilmente da corrompere).

La nostra sensibilità è cambiata nel tempo, non sto formulando giudizi ma solo annotando come anche in questo settore dell’industria culturale fosse forte una visione patriarcale che vede la donna come oggetto privo di complessità e volontà proprie.

Ora, io mi sono limitato ai titoli dei film senza guardarli e capisco che una persona anzi, un uomo, non voglia andare al cinema per vedere un film in cui la donna quella sera non ha voglia di fare sesso oppure in cui tra un intervallo ricreativo e l’altro si discute di come arrivare alla fine del mese.

Però.

Però il titolo di un film è una cosa importante, perché è il punto d’ingresso all’esperienza cinematografica e ne è quindi la prima chiave interpretativa.

Allora, per prima cosa mi sono domandato se quegli stessi film potessero avere un titolo che ne suggeriva nuove interpretazioni. È diventato un gioco.

Cosa sarebbe cambiato se “Sole su un’isola appassionatamente” fosse stato “Disavventure di due ragazzi sull’isola del piacere”, o se “Emanuelle, perché violenza alle donne?” fosse stato “Emanuelle contro gli abusi dei maschilisti” o, ancora, se “I vizi di una vergine” fosse stato “Le sperimentazioni amorose di una vergine” (ho letto il riassunto e il titolo è calzante)?

Questi titoli allora non sarebbero stati pensabili, ma adesso lo sono, adesso possiamo porci di fronte al linguaggio in un altro modo, non solo possiamo essere più inclusivi ma possiamo anche cercare di essere consapevoli degli stereotipi che portiamo dentro, del perché nella nostra immaginazione “la segretaria” può essere il titolo di un film porno e “il segretario” no, perché lo possono essere “una ragazza disponibile” o “la donna pubblica” ma è più difficile che lo siano “un ragazzo disponibile” o “l’uomo pubblico”. Però attenzione: possiamo fare questo genere di riflessione anche senza parlare di film, quando insultiamo una donna dandole della puttana e un uomo dello stronzo, quando facciamo battute sul ciclo, quando distinguiamo i giocattoli per bambini da quelli per bambine, quando giudichiamo forte un uomo aggressivo e isterica una donna aggressiva. Quando cioè riproduciamo degli stereotipi che fanno parte del nostro modo di pensare, fuori dalle sale cinematografiche.

Ho finito, grazie.

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.