E-learning, 12 marzo 2020
Quello che sta succedendo nelle scuole, quello che il ministero e tanti, tantissimi docenti raccontano (e vediamo) in termini di formazione a distanza, ci fa riflettere.
Ci fa riflettere perché rende evidente che l’esperienza della scuola di queste settimane è tante cose, ma nella maggior parte dei casi non è e-learning. Che cos’è allora? Impegno e buona volontà, per cominciare, poi un tappabuchi che scimmiotta la lezione frontale e riproduce il paradigma della didattica trasmissiva mediandola con tecnologie informatiche. Eh, già, che sia un testo come quello che state leggendo in questo momento o un video su youtube, che si tratti di una classe condivisa su meet o un archivio di pdf da stampare e compilare condiviso con gli e le studenti, niente di tutto questo è e-learning.
Intendiamoci: magari va bene così (non ci sarebbe niente di male: ognuno fa quel che ha bisogno di fare), è esattamente quello di cui avete bisogno e di sicuro è complicato fare diversamente (almeno, voi che spiegate e loro che ascoltano è qualcosa chiaro a tutti), ma se volete imparare e fare veramente e-learning, la strada è un’altra.
Possiamo partire da annotazioni che sembrano premesse, ma che iniziano già a dire molto sul nostro oggetto:
1. non è necessario fare e-learning, non è detto che ne abbiate bisogno. La situazione contingente potrebbe essere un motivatore (l’e-learning ha dei vantaggi, dopotutto, che si fanno tanto più grandi quanto più ci si allontana dalla situazione ideale di apprendimento, cioè la compresenza in un contesto condiviso di docenti e discenti), ma le videolezioni o le aule virtuali potrebbero semplicemente essere il miglior compromesso a vostra disposizione;
2. questo non sarà un corso di e-learning, solo alcuni post su una piattaforma di social surfing che hanno per oggetto quell’ambito. Ciò che ci ha spinti a pensare una simile iniziativa è stato l’abuso del termine che si fa in questi giorni: in fondo alcuni di noi alle parole ci tengono;
3. chiunque dotato di una bocca parli di e-learning sarà pronto a spergiurare che l’unico vero e-learning è il suo, oppure che tutte le forme di e-learning sono in qualche modo buone e valide. Noi apparteniamo alla prima categoria: ciò di cui parleremo in questi post è e-learning, le altre cose sono, appunto, altre cose. La differenza sta nel fatto che noi abbiamo sviluppato le più usate piattaforme di e-learning scolastico in Italia (e, potremmo dire, anche quelle più efficaci, ma, non avendo gli altri dei dati di uso analizzabili, non è possibile fare classifiche ^___^ );
4. l’e-learning non è facile, non è una cosa che si improvvisa e non è un’attività una tantum: l’e-learning è un sistema che raccoglie i frutti della riflessione didattica accademica e li fa passare attraverso il filtro della tecnologia che deve veicolare conoscenze e competenze. Un sistema che richiede di essere poi continuamente testato (ma non dovrebbe essere sempre così, in ambito didattico?);
5. occuparsi di e-learning significa quindi prima di tutto porsi alcune domande: che cosa voglio e posso ottenere? Come posso ottenerlo? Come posso verificare se l’ho ottenuto? Come posso usare le mie verifiche per migliorare il mio metodo?
Ecco, dal prossimo post inizieremo a occuparci di queste domande e di come vi si risponde in ottica e-learning.
(Ho scritto questo post il 12 marzo 2020 sulla pagina Facebook di Maieutical Labs, ho deciso di ripubblicarlo qui perché trovo Facebook dispersivo, e invece mi piace avere un posto in cui le cose sono ordinate e sistematiche. E magari qualcuno può trarne vantaggio).