Perché se inizi un post con la lettera di Bertrand Russel al fascista Oswald Mosley hai già vinto.

Educazione digitale

perché tu vali, ma pure lɛ altrɛ

Adri Allora
3 min readOct 25, 2022

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Periodicamente mi arriva una lettera cartacea, o una mail ogni volta spedita da un mittente diverso ma che risponde sempre a nomi alternativi a “Banca Dati dei Marchi Italiani”, con tanto di bollini che scimmiottano con verosimiglianza marchi dello Stato, il cui contenuto a grandi linee è: “hai solo più x tempo per depositare il tuo marchio presso la Banca Dati dei Marchi Italiani, riconosciuto dall’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti, affrettati altrimenti il tuo marchio non avrà validità.” Il testo è scritto in un italiano formale e corretto e forse ci sarei anche cascatǝ se non avessi prestato attenzione al fatto che l’iban dato per il pagamento della tassa per essere inseritǝ in questo fatale database è un iban polacco.

Quando ho notato questo dettaglio c’è stato un piccolo cortocircuito: perché una costola dell’UIBM dovrebbe avere un iban non italiano? Fai ricerche, scopri la truffa (ma nel loro database internazionale ti mettono davvero! Non è una truffa!), riletto il testo con più attenzione ti rendi conto che non hanno promesso niente di falso.

Ma, certo, di qui ad essere persone oneste ne passa.

Facciamo un passo di lato: preparando i materiali per una sperimentazione su quanto le dimensioni di uno schermo influenzano l’attenzione nella lettura, con la ricercatrice universitaria che si occupa della ricerca vera e propria (io fornisco solo consulenza sul fronte della didattica e dell’ergonomia) abbiamo deciso che i due testi che avremmo presentato dovevano riguardare le fake news.

La scelta era in parte motivata da interesse personale e in parte dall’idea che non ci sembra scontata l’importanza di fare attenzione quando si legge (a schermo o meno) e i due argomenti più interessanti da questo punto di vista sono le fake news e le truffe via mail. Ma le truffe via mail ti costringono a spiegare più di quanto hai voglia (tipo cos’è un iban), quindi abbiamo optato per le fake news.

Non lavoriamo solo a progetti di ricerca pura, per esempio la scorsa settimana abbiamo aiutato una scuola a preparare un progetto (che di scuole ne coinvolgerà altre 24, se passano la selezione e ottengono i soldi del PNRR) che ha per obiettivo la formazione di una coorte di docenti formatɛ ad usare tecnologie innovative per la didattica. Software per l’erogazione della didattica e per la condivisione delle esperienze, calendario di eventi di formazione on line e offline, serie di lezioni videoregistrate che entreranno a far parte dell’enciclopedia di questo gruppo nutrito di docenti e iniziative a corredo del “tronco principale” del progetto tra le quali un piccolo gruppo di esercitazioni su educazione digitale. Riguardando il bando e i numerosi documenti collegati, e le voci che è opportuno coprire con queste esercitazioni, mi sono resǝ conto per la prima volta di quanto “informazione/comunicazione” e “benessere” siano oggi connessi grazie ai social.

Anzi, di come tutte le competenze (dalla risoluzione dei problemi all’uso responsabile del digitale, dalla creazione di contenuti digitali alla comunicazione e collaborazione digitale all’alfabetizzazione all’informazione e ai media) siano strettamente connesse al benessere.

Per essendo così tanto della nostra vita — intellettuale, sociale ed emotiva — veicolato da dispositivi informatici, la nostra stessa serenità passa per la capacità di usare nel modo giusto quei dispositivi.

Sarà che sono poco social, o naturalmente insensibile, eppure non avevo mai collegato quegli ambiti, anche avendo ben presente l’idea del benessere psicologico. E quando ho iniziato a pensare a questo collegamento, improvvisamente è stato evidente quali argomenti fossero da trattare perché fossero “strumenti di difesa” del proprio benessere (e di quello altrui, ça va sans dire):

  • hate speech
  • sea lioning
  • gas lighting (questo oltrepassa i confini della rete, ma è comunque utile)
  • trollare e shitposting
  • shitstorm
  • linguaggio inclusivo…

secondo te ne manca qualcuno?

Per esempio: solo io percepisco uno scarto interno a questa pubblicità?

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.