Guerre linguistiche!
Si potrebbe riassumere tutto in una frase minima: c’è un uomo.
Mi dicono che quest’uomo sia un docente universitario, ma di quelli seri, che tipo è anche capace di commentare i refusi di Repubblica sulla sua pagina Facebook.
Questo signore, che avendo studiato si ricorda i bei tempi andati e la sana impostazione del dizionario della Crusca del 1612, ma che è un uomo moderno e sa anche che siamo in tempi di democrazia, ha perciò pensato di fare una petizione per… boh, rendere illegale (?) un segno grafico che hanno inventato i linguisti suoi colleghi.
Visto che anche ‘sta cosa, come tutto il resto in questo ultimi anni, si sta polarizzando (a me viene sempre in mente il jingle “poo-po-po-po-polaretti!”), una iniziativa di genere non poteva che essere coronata da un coro di opinioni equivalenti:
A me che non sono una persona seria, devo dirlo, questi squadristi della lingua fan sempre ridere. Mi ricordano quel giornalista della prima metà del secolo scorso, massì che lo conosci anche tu, quello che ha fatto carriera. Ecco, questi squadristi me li immagino proprio come Lui, visto che ragionano nello stesso modo.
Perchè, diciamocelo, questa gente, questi sedicenti linguisti hanno deciso di dimenticare la loro missione, hanno smesso di essere linguisti per farsi giustizieri.
Un linguista si limita a registrare l’uso della lingua, non dice cosa si può e cosa non si può dire.
Quando eravamo all’università, la distinzione tra approccio normativo e approccio descrittivo era un mantra, una di quelle opposizioni dicotomiche che ti poneva sulla lista dei buoni o dei cattivi linguisti.
Quindi tienilo presente: una persona che si professa linguista e che lo è davvero dovrebbe dire: “questo è un uso, è conforme/non è conforme alla tradizione linguistica e grammatologica italiana, è usato in questi contesti d’uso e da queste persone. Vediamo se sopravviverà”. Non: io sono militante e ti dico che non si fa così. Quello lo fanno appunto i militanti, non i linguisti.
Aggiungo altre due considerazioni, perché questa gente ha poi più tempo di me per rispondere:
- non è la cattedra che ti fa linguista, non sono i trenta e lode agli esami, non sono i libri che hai letto né quelli che hai scritto. La cattedra e i trenta in qualche caso ne sono la conferma e i libri forniscono degli strumenti, ma ciò che fa di te un linguista è il tuo atteggiamento di fronte alla lingua, la tua volontà di conoscerla e analizzarla, cioè le cose che smetti di fare nel momento in cui dici come dev’essere.
- la lingua non si norma, quelli che propongono l’uso dello schwa hanno fatto una proposta proprio come quello che per la prima volta ha chiamato così il kebabbaro. Ma, soprattutto, nel meraviglioso processo di mutamento della lingua, l’opinione di un ordinario e quella di un ragazzino che ha finito a fatica le scuole dell’obbligo valgono lo stesso, mi dispiace, quindi chiunque ha il diritto di proporre qualsiasi tipo di innovazione linguistica e di usare qualsiasi forma linguistica. E non sei tu che glielo negherai, ma l’utilità, l’efficacia, l’economia linguistica.
PS: a differenza del mio solito ho evitato di usare lo schwa e mi sono incaponito sul maschile sovraesteso perché desidero che proprio tutti e tutte possano comprendere almeno le parole scritte più grosse. Ma poi torno al mio esperimento di linguaggio gentile! ^___^
PPS: Giantizio mi ha detto che sono stato troppo aggressivo e sarcastico (come mi diceva sempre la mia prof di inglese al liceo: vergognati). Meenchia, ma fattela una risata, Giantizio!