E buona fortuna a voi! Ih ih ih! Eh eh eh! Oh oh oh!

Sono usata dai miei strumenti

quindi tutto dipende da chi li produce

E allora partiamo da qui:

cosa ci forma nell’esercizio delle nostre professioni?

  • contabilità, e ho imparato a gestire i flussi di cassa e le previsioni di costo nel mio modo rozzo grazie ad alcune chiacchierate con il nostro commercialista Ettore e attraverso il filtro di Excel;
  • armonizzazione dei flussi di lavoro, e Trello e meet e Slack sono stati essenziali per imparare certe cose. È ovvio che mi hanno insegnato molto di più colleghi e colleghe ma, senza la lente dei software, non avrei maturato le (ancora troppo scarse) competenze cui faccio ricorso adesso;
  • comunicazioni ufficiali, e qui in parte grammarly per l’inglese, in parte google translate quando scrivo subito in inglese e voglio vedere come me lo traduce in italiano, in parte word/pages per l’italiano. Ovviamente i word processor non ho iniziato a usarli con questo lavoro, ma insieme a LaTeX e una manciata di altre tecnologie hanno avuto un impatto impressionante sul mio modo di scrivere testi (per uno sguardo generale su come la scrittura è cambiata grazie a Word, leggiti “Lo spazio dello scrivere” di Jay Bolter).
Certo, non tutti gli strumenti hanno un impatto positivo sulla nostra formazione, come quell’amico che ti passò la prima canna della tua vita. O quello che garantì la tua prima sbronza da vodka durante la festa di natale del liceo quando facevi quarta ginnasio (sì, D.C., sto pensando a te)(non ti sarò mai abbastanza grato).

Eppure quello che fanno le case editrici con i docenti è interessante.

Mi è tornata in mente una conversazione cui ho assistito su Slack (che è lo strumento che usiamo per la comunicazione aziendale).

[…] individuò la causa dell’inefficienza e della scarsità dei metodi d’insegnamento nell’eccessiva centralità dei libri di testo, causata a sua volta dall’inadeguatezza della formazione dei docenti.

Alessandra parlava della formazione di chi insegna e commentava che un secolo e mezzo sono stati inutili, perché la formazione delle e dei docenti è ancora oggi inefficace a prepararti al lavoro in classe.

Non l’ho ancora letto, ma già non mi piace.
  1. l’editore fornisce non strumenti ma servizi allɛ docenti;
  2. al centro di questi servizi esiste il libro di testo di cui non si può più fare a meno perché farne a meno vorrebbe dire rinunciare ai servizi di cui sopra (la versione del libro con le soluzioni, la guida insegnante, il volume con le attività, quello con i compiti in classe da fotocopiare fila A e fila B, la guida per gestire studenti BES e DSA, le schede con le attività e chi più ne ha più ne metta) ma anche doversi sbattere molto di più in classe.

E torno alla mia giornata di approfondimento.

La cosa è uscita fuori nell’ultimo workshop, poco prima che scappassi a casa a occuparmi del primogenito necessitante un passaggio, e riguarda il ruolo delle case editrici di scolastica nella formazione (continua) dellɛ docenti.

o sei alleatǝ, oppure sei patriarcale. O includi e innovi oppure stai spingendo nella direzione opposta.

E tu, mister perfettino, che libri hai fatto? Che software hai fatto?

È una domanda più che legittima, giusta, grazie per avermela posta! (E grazie per il “mister perfettino”!)

Il vecchio logo. Comunque: marchetta!
Ecco, la logica è un po’ questa: ad essere ammirata è la determinazione e non, per dire, la bellezza di Lidia. Così le studenti recepiscono che sono altre rispetto al canone le caratteristiche importanti. Poi è chiaro che abbiamo anche esempi più tradizionali…
…come ad esempio questo. Ah, no, ok, va bene lo stesso, ci siamo capitɛ.
Anche più di quest’immagine, per intenderci. Che già è piuttosto fighissima…

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Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.