Terza lapide
L’anno del lockdown
È un periodo così, in cui vengo qui su Medium solo di tanto in tanto: l’estate è più complicata di quanto prevedessi, l’umore va e viene, faccio fatica a concentrarmi. Ma questa cosa di chiudere certe riflessioni del mio passato mi aiuta, quindi continuo.
Il lockdown è stata un’esperienza comune che ognunə ha vissuto a proprio modo. Per me è stato molto doloroso ma importante perché ha fatto esplodere delle cose che non funzionavano più nella mia vita e ha innescato, indirettamente, delle riflessioni che poi la mia vita l’avrebbero cambiata drasticamente. Ma quello che è seguito (almeno tutta la parte della riflessione sull’identità di genere) ormai sta nei due romanzi di cui ho parlato qui e qui, adesso voglio archiviare anche le riflessioni del lockdown, durante il quale mi sono domandatə il senso di vivere in coppia, il senso di scrivere, il senso dell’amicizia e un sentimento sospeso tra il desiderio di fare cose nel mondo e la necessità di rannicchiarsi in un solipsistico e confortante daydreaming (spoiler: preferisco il daydreaming alla vita vera).
“Nella casa” è un racconto che parte lento i cui personaggi sembrano sempre trascinati dalla risacca perché sono come la gente strana della casa del grande fratello: non hanno niente da fare… finché non iniziano ad avere cose da fare e allora tra infrazioni delle leggi fisiche (tipo: una corda con una sola cima, la macchina del tempo che crea nuovo tempo e il destrapazzatore di uova*), cani parlanti, ragazze-albero, tizi che cercano di giocare a Dungeons&Dragons dal vivo in maniera originale e ginoidi di carta che cercano il senso della vita, la clausura di un lockdown diventa più interessante (attenzione allo scorpione di giada!).
Come al solito, qui le prime 200 pagine (su 261).
*È una dotta citazione.