Tre domande e un po’ di figure

Perché non ci facciamo mancare niente, qui in provincia

Adri Allora
7 min readNov 21, 2023

Lo sai, capita: viaggiamo in macchina e il mondo ampio (quello che non sta nelle nostre aule di scuola o nelle nostre stanze) riesce a entrare in macchina con noi, alla mattina verso gli impegni da studenti o lavoratorə. Allora parliamo anche di cronaca, io e le ragazze. E saltano fuori domande e risposte che trovo importante fissare da qualche parte, in uno scritto, come se le idee fossero insetti fissati con uno spillo su un cartoncino bianco.

Iniziamo dalla domanda che mi ha posto una delle ragazze:

Come puoi uccidere una persona che ami, una figlia, una fidanzata, una moglie, una sorella? Come ci riesci?

— Il punto è quella cultura secondo la quale le donne si devono comportare in un certo modo e gli uomini in un altro modo…

— È il patriarcato, giusto?

— Esatto. Il patriarcato dice non solo come devono essere e si devono comportare le donne (caste e ubbidienti, fedeli e pazienti, accoglienti e modeste), ma anche come devono essere e si devono comportare gli uomini (assertivi e coraggiosi, responsabili e autonomi, forti e intraprendenti) e quindi prescrive certi comportamenti, per esempio secondo questo modo di pensare le donne devono acconsentire alle richieste degli uomini a cui sono legate e gli uomini non devono esprimere la loro affettività, devono tenere per sé le loro debolezze e paure, non devono piangere.

— Altrimenti “non sono veri uomini”, si dice così, vero?

— Quella è l’argomentazione che si usa. Il problema è che gli uomini che crescono immersi in quella cultura non hanno gli strumenti mentali per reagire a qualcosa che se ne sottragga: se la tua donna ti dice di no o decide di lasciarti, tu che non puoi picchiarla o costringerla perché non è più accettabile in questa società tieni dentro il malessere che deriva dal rifiuto e dall’abbandono finché riesci, poi se non trovi una valvola di sfogo scoppi. E l’ammazzi.

— Ma non basterebbe dirglielo? Non basterebbe dirgli che se non ne parlano faranno qualcosa di terribile? Anche quel Filippo lì si è rovinato la vita…

— E come si fa, se ancora tanta gente nega che esista il patriarcato? I giornali e i politici al governo dicono che è solo uno che ha avuto un raptus di follia, magari che l’amava troppo…

— Dovrebbero insegnarlo a scuola.

— È giusto: l’educazione all’affettività potrebbe insegnare a cercare valvole di sfogo, a sviluppare strumenti per difendersi dalla propria cultura. Purtroppo la destra non vuole farlo e quindi lo fa male apposta, incaricando uno che è impregnato di cultura patriarcale di educare gli altri uomini.

Ma perché la destra non vuole fermare i femminicidi?

— Perché non li riconosce come femminicidi. Può anche accettare di usare quella parola, ma non la capisce. Un proiettile vagante che colpisce durante una sparatoria una passante è una tragedia, ma non un femminicidio: dire “femminicidio” significa accettare che una donna è stata uccisa in quanto donna a causa del fatto che non si è comportata come la cultura patriarcale prescrive. Loro non lo fanno, adducono scuse per negare che dipenda da un fatto culturale e addossano sempre la colpa ai singoli. E spesso alle vittime: lei non era fedele, lei lo ha rifiutato…

— Ma non lo capiscono che non serve a niente?

— No, in parte perché la destra è storicamente patriarcale e vedi quel che sei veramente solo se ti vedi dall’esterno ma è un esercizio un po’ troppo difficile per uno o una di destra. In parte perché il patriarcato è un sistema invisibile, che si nasconde anche dietro a cose che apparentemente sono innocue ma permea ogni aspetto della nostra società… tu sai cos’è l’hashtag #nontuttigliuomini?

— No.

— È un’etichetta con cui molti uomini che mai ucciderebbero una donna prendono le distanze dagli uomini che l’hanno fatto. È un modo che hanno molti uomini per negare che esiste il patriarcato. E per assolversi dai comportamenti patriarcali che assumono: battutine o insulti sessisti, comportamenti ammiccanti, sessualizzazione delle donne, esiste addirittura un sessismo benevolo, si chiama proprio così, con cui si ribadisce il fatto che le donne vadano protette e, in fondo, controllate. Per il loro bene, eh.

— E tu non sei patriarcale? Ci controlli sempre.

—No: io controllo che vi nutriate, vi riposiate, dormiate e facciate i compiti, perché sono vostro padre… ma in parte sono anche patriarcale: alcune sbavature di quel modo di pensare me le porto ancora dietro. Non è facile liberarsi di un certo modo di pensare. Diciamo che riconoscere quelle sbavature e controllarle è diventato una specie di esercizio spirituale che faccio. Ma sono statə un maschio cis medio, soprattutto durante la mia adolescenza, e ci sono comportamenti che ho assunto che ancora oggi se ci penso mi fanno vergognare di me…

— Tipo?

— Tu non saprai mai niente su questo argomento: sei mia figlia, non un’amica. Però per esempio adesso trovo ancora una enorme difficoltà a far notare magari ad amici di vecchia data che si stanno comportando in maniera sessista. È molto difficile andare contro un sentire comune, soprattutto quando almeno apparentemente non ci sono vittime.

— Cosa vuoi dire?

— Che se un amico posta in un canale comune un meme sessista, apparentemente nessuno ci sta male. La verità però è che quel meme prima di tutto rafforza il patriarcato, perché associa a un messaggio patriarcale una sensazione positiva data dal divertimento, e poi viene usato dai software che vedono che quel meme riscuote successo e lo propagano ancora di più.

— Ma se il meme è divertente è divertente già prima, non è che se ridi lo fai diventare più divertente.

— No, hai ragione, i passi da fare sono due: fermarsi a pensare perché ci fa ridere (e smettere di ridere) e non dare corda ai meme che propagano idee in cui non credi. Però adesso te la faccio io una domanda:

Che cosa c’è di diverso in questo femminicidio? Perché se ne parla così tanto?

— Non lo so. Perché era giovane? Perché era una studente di buona famiglia?

— Io non credo: di vittime di femminicidio giovani ce ne sono state tante… secondo me un elemento ha giocato a favore di questa eco: sua sorella. Se ci pensate per la prima volta qualcuno (che avrà sempre la mia ammirazione) ha preso posizione, ha fatto in modo che i giornali e i telegiornali non fossero da soli a raccontare la storia, che non fossero sempre i soliti consulenti, politici e giornalisti a decidere come presentare la notizia. Il femminicidio di Giulia non è diverso da quelli che ci sono stati prima, quel che è stato diverso sono state le parole di sua sorella, che fin da quando la dinamica è stata chiarita ha detto che “il bravo ragazzo” aveva ucciso sua sorella, che non bisognava fare silenzio ma fare rumore, che ha parlato subito di patriarcato. E, sapete, era la voce della sorella della vittima, non quella di una accademica femminista qualsiasi: i giornali vanno a nozze con questo tipo di esternazioni perché sono sempre alla ricerca di emozioni forti ma questo gli ha sottratto il controllo sulla storia. E ha innescato un dibattito, ha amplificato la voce di movimenti tipo #nonunadimeno. A me ha fatto pensare subito a un’altra eroica sorella, Ilaria Cucchi, che ha combattuto per far incriminare i carabinieri che avevano ammazzato di botte suo fratello…

— Sì, vabbé, ma perché ci dici queste cose?

— Perché voi siete sorelle e la sorellanza è una delle cose più preziose del mondo. Io non ci sarò per sempre: da grandi, prendetevi cura una dell’altra. E ascoltatevi l’un l’altra.

— Lo sapevo che c’era la fregatura: sempre la morale devi farci.

E ora una bella rassegna di memi sessisti. Se ridi, è il patriarcato che ride dentro di te. (Anche se questo meme in particolare richiederebbe un’analisi linguistica non esente da ridicolaggini).
Dài, ridiamoci su! Se spendi 200€ lei poi deve fare sesso con te ed è divertente anche il body shaming!!!
E il femminismo interessa solo alle donne brutte perché quelle fighe sono contente di essere oggetti sessuali, secondo il patriarcato. E le donne non sanno guidare e non hanno mentalità scientifica, secondo il patriarcato.
Se una donna ha tanti soldi o successo è grazie al sesso che fa in giro, secondo il patriarcato (anche perché una vera donna dipenderebbe economicamente dal marito e non uscirebbe di casa se non per le commissioni, altro che successo).
Come non si devono comportare le donne, altrimenti è giusto che vengano stuprate. Secondo il patriarcato.
Alle persone con quelle idee fa sempre molto ridere dare della prostituta alle donne. O, in alternativa, fa ridere dire che se le donne facessero più sesso sarebbero più felici e meno rompiscatole.
Uno dei motivi per cui le destre sono contrarie all’educazione all’affettività nelle scuole è che per loro l’affettività non esiste al di fuori della sfera sessuale. Tutto si riduce al fare sesso. E non necessariamente due frasi una dietro l’altra sono logicamente connesse. È la destra, baby!
Ovviamente non solo i maschi hanno interiorizzato una cultura patriarcale. E non è un caso che cultura patriarcale, razzismo e ignoranza vadano a braccetto.

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.