Tutto intorno a te

Uno dei segreti che mi porto dentro, perché penso che un mucchio di gente possa riderne*, è la mia segreta convinzione che il fantasy sia non solo un ottimo filtro per leggere la nostra realtà, ma pure una parte immanente di questa realtà. Davvero? Certo, ecco qualche esempio.

I giganti sono tra noi

Nell’immagine, un uomo molto alto a fianco di un gigante malridotto.

Gli alberi. Sono giganti, sono vivi, soffrono, manifestano forme di intelligenza, di comunicazione (non solo tra loro) e addirittura di collaborazione (fa impressione sapere che è possibile che se si taglia un albero, l’albero vicino riesca a condividerne parte dell’impianto radicale dando energia e ottenendo nutrienti). Camminano, come fa la Socratia Exorhiza. Solo che sono così tanto diversi da noi, che è più facile considerali “cose” o “materiali” o “fonti di energia” che esseri viventi. Ma sono i veri giganti delle storie antiche e di quelle moderne: sono grandi e forti e lenti e longevi e parlano una lingua che non capiamo perché non è fatta di variazioni di pressione dell’aria come la nostra, quindi pensiamo che non parlino affatto. O che non possano dirci cose interessanti.

Pure i folletti!

Noi ci mangiamo i folletti. Anche a te l’ha fatto venire in mente?

La magia esiste!

Non è un caso che dalla parola latina grammatica sia all’origine del glamour, la magia. Anche se non ricordo più da dove arriva, non è un’idea mia che la lingua sia un dispositivo magico, che sta un po’ nella mia testa e un po’ nella tua ma che soprattutto sta tra noi, impalpabile e sospesa in aria, incastrata tra il principio di cooperazione di Grice, l’economia linguistica di Martinet e la convenzionalità di Saussure.

Tu non trovi l’idea di fare le cose con le parole incredibile? Il fatto che dei segnetti neri possano far sapere quello che pensi e provi a gente che potrebbe non conoscerti mai perché sta dall’altra parte del mondo o vivrà dopo che tu sarai mortǝ? La possibilità di finire a letto con quella persone che ti piace così tanto non grazie a una clavata in testa o al suo odierno corrispettivo farmacologico ma perché hai detto le parole giuste?

E se anche non ci vai a letto, magari ti piace lo stesso parlarci insieme.

Le dimensioni parallele

Perché calciatori e divɛ del cinema o della musica si conoscono tra loro, anche se stanno nella tua stessa città, e tu di loro non saprai niente di più delle favole e delle tragedie che ti raccontano le fonti d’informazione preposte. Ma non sai nulla neppure delle comunità d’immigratɛ che occupano un quartiere della città: puoi attraversarlo, puoi provare a parlarci insieme, ma non ne farai parte. E nel momento in cui parlerai con loro (o con le persone che vivono all’interno del villaggio circondato da muri in cemento e telecamere di sorveglianza, o con quelle che stanno sparpagliate nelle ville in collina), sarai unǝ viaggiatorǝ interdimensionale.

Quella volta che subito dopo l’Eurovision Song Contest di Torino incontrerai Mika e vi farete una foto per Instagram, avrai attestato la tua occasione di infrangere la barriera che divide la tua dimensione dalla sua. E lo stesso succederà (ma allora non ti farai il selfie) quando finirai a bere una birra a fianco a una delle persone che lavorano per l’Eurovision a cinque euro l’ora.

Dimensioni parallele, vicinissime, eppure incapaci di toccarsi.

E quella volta che ti sei vistǝ allo specchio e hai capito che eri un’altra persona? Eh, un brutto momento, quello.

Le divinità

E comunque, ti faccio presente che la parola divo/diva (quelle stesse persone che vivono in dimensioni parallele) significa esattamente dio/dea.

Se ci pensi, vengono in mente degli esempi di fantasy nel nostro mondo anche a te.

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*Lo penso ancora. Ma me ne sbatto. ^___^

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Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.