Vedo questa immagina generata da Craiyon e mi torma alla mente il ritornello diu qualle canzone degli abba: “mani, mani, mani, must be funny in the fingers rich man world…”

UNA STORIA DI INVESTIMENTI

Raccontata da chi l’ha vissuta

Adri Allora
5 min readJul 23, 2024

--

Mode

Partiamo da qui: esiste un tema/una tecnologia/un settore di ricerca che va di moda.

La locuzione “va di moda” in questo settore non indica un fenomeno effimero ma che, al contrario, si esplica in periodi pluriennali (2–4 anni). Per esempio, a partire dall’inizio del millennio e senza confini troppo rigidi e impermeabili:

  • fine anni ‘90–2002: Internet e piattaforme e-commerce (Amazon, eBay);
  • 2003–2007: web 2.0 e blog, piattaforme social (Facebook, Twitter, YouTube);
  • 2008–2012: smartphone e app economy, cloud computing;
  • 2013–2016: big data, energie rinnovabili, blockchain;
  • 2017–2019: NFT, machine learning, fintech;
  • 2020–2022: genomica ed editing genetico, biosintesi, telemedicina, telequalsiasicosa;
  • 2022–2024: LLM, mobilità elettrica.

Questi trend sono tutti nati prima (il web è nato decenni prima della fine degli anni novanta, per fare l’esempio forse più lampante), qui ho indicato il momento in cui i trend iniziano ad essere maturi e diventano di pubblico dominio (per intenderci, metterei l’home computing e la fibra ottica negli anni novanta, anche se pure ignorando gli esperimenti degli anni settanta l’home computing si diffonde dopo la erisi delle console del 1983 e il primo gastroscopio a fibra ottica risale al 1954).

Ad ogni modo: esiste una moda e gli enti pubblici e privati investono.

È tutto qui.

Effetti

Nella maggior parte dei casi, una quantità sufficiente di investimenti darà comunque risultati perché darà vita o sosterrà la crescita di professionisti e professioniste e aziende capaci di apportare il loro contributo specifico all’ecosistema produttivo oppure perché disseminerà ricerche, prodotti o idee che magari lustri o decenni dopo verranno ripresi e migliorati.

Se l’idea e buona e si adatta efficacemente alle condizioni del contesto, gli investimenti cambieranno il panorama tecnologico o epistemologico e sicuramente economico (qualcuno ha detto social network?).

Se l’idea non è altrettanto buona o capace di adattarsi, le innovazioni non si diffonderanno in maniera pervasiva oppure dopo un’esplosione rimarranno appannaggio di un relativamente piccolo numero di fedeli, è il caso di tecnologie che non scompaiono ma non sono più “sulla cresta dell’onda”.

In altri casi le innovazioni non si diffonderanno e basta (ma di solito è necessario un certo tempo per cui lo si possa dire con certezza), come accadde alla ricerca sull’intelligenza artificiale negli anni sessanta del novecento: le tecnologie erano immature ma comunque quegli investimenti hanno lasciato strascichi: il LISP, alcune idee che diventeranno la base dei software di traduzione assistita per mezzo delle memorie di traduzione e che poi diventeranno l’humus del Natural Language Processing e soprattutto un mucchio di professionistɛ preparatɛ.

In sostanza:

  1. se gli investimenti sono abbastanza grossi, avranno comunque ricadute positive sul sistema;
  2. se gli investimenti sono abbastanza grossi, se non hanno avuto effetti diretti lo si scopre comunque anni dopo la loro messa in atto;
  3. e allora saranno stati sostituiti nell’attenzione da altre mode.

Scuola e investimenti

Anche in questo caso va fatta una premessa: con l’eccezione del PNRR (che è stato un finanziamento a pioggia con un’indicazione d’investimento blanda), il mondo della scuola e dell’istruzione è considerato assai poco nel sistema globale degli investimenti: come MLs abbiamo sempre fatto gran fatica a infilarci nei bandi, di solito grazie a questo grimaldello argomentativo:

Voi volete finanziare l’innovazione, ma nessuna innovazione può venire senza l’istruzione di base, quindi se volete finanziare l’innovazione in maniera seria, dovete finanziare chi fornisce strumenti culturali a chi farà innovazione.

Qualche volta ha funzionato, qualche volta no (e quando ha funzionato secondo me è dipeso dal fatto che a margine di progetti da milioni di euro avanzavano sempre i quattro spicci che chiedevamo noi: vuoi mica buttarli via?).

Gli investimenti che partivano dal mondo della scuola o dal ministero (per esempio) lo hanno fatto, tradizionalmente, con una lentezza esasperante perché, sorpresa sorpresa, le strutture che erogano formazione sono fatte per quello e non per progettare (e men che meno implementare) innovazione.

Qui non c’è una valutazione di merito: sono cose diverse e, anzi, è controproducente implicare che le e i docenti siano necessariamente le persone migliori per creare nuove tecnologie, e pratiche connesse alle nuove tecnologie, per l’insegnamento. Se si pensa ad altre categorie professionali è evidente: chi è più probabile che inventi un nuovo farmaco: la medica di pronto soccorso oppure la ricercatrice dell’azienda farmaceutica?

Tornando all’ambito scolastico, è istruttivo quel che successe con il sogno di Oil Project (oggi WeSchool), nel quale ogni docente poteva creare e mettere in vendita a prezzi popolari le proprie dispense. Allora si parlò di fine dell’editoria scolastica, senza pensare che non è per vezzo se le case editrici si affidano per il loro lavoro a studi grafici, redattor*, correttor* di bozze, iconograf*, fotolitisti. Per fare un libro, non basta qualcuno che lo scriva.

Scuola e mode

Anche il mondo della scuola ha avuto le sue mode, quasi sempre generate altrove (e non tutte hanno prodotto investimenti, neppure privati, almeno in Italia):

  • fine anni ‘90–2005: CDrom, e-learning;
  • 2004–2009: LIM, laptop nelle aule;
  • 2010–2013: MOOCs;
  • 2013–2016: flipped classroom, edtech, gamification;
  • 2017–2019: VR, AR, SEL, WRW;
  • 2020–2022: DaD, DDI, teledidattica;
  • 2023–2024: IA teachers (interlocutori basati su LLM).

A dimostrazione del fatto che gli investimenti danno sempre buoni frutti, Maieutical Labs è stata fondata nel 2011 (ma i tre fondatori già ci lavoravano dal 2010) e ha goduto della moda dei MOOCs perché allora la Fondazione Giovanni Agnelli era curiosa di conoscere dei modi nuovi di progettare degli ambienti di apprendimento. Più che il gettone ricevuto, ha avuto peso la fiducia di una delle maggiori fondazioni italiane centrate sulla scuola: abbiamo fatto una sperimentazione con l’Indire e questo ci ha permesso di presentarci con maggiore autorevolezza a una delle case editrici storiche italiane (Loescher è stata fondata nel 1861).

Una piccola azienda era nata.

Poi nel periodo dell’edtech, per tramite della lungimiranza aperta alle sperimentazioni dell’editore Loescher (di cui tuttora siamo azienda fornitrice) abbiamo ottenuto un ricco contratto da Zanichelli, senza dubbio l’editore più innovativo e sperimentale per lungo tempo in Italia.

Quegli investimenti privati (arrivati perché la rete commerciale Zanichelli aveva menzionato i nostri prodotti alla casa editrice) sono stati essenziali per permetterci di crescere e darci il tempo per capire che dovevamo proporci direttamente al corpo docente e discente e alle scuole: era nato Alatin.

Infine quando il nostro paese è stato diviso in zone rosse, gialle e verdi abbiamo concesso gratuitamente i nostri software e i dati di utilizzo sono aumentati e l’attenzione per DaD, DDI e teledidattica ci ha permesso di ottenere il primo finanziamento e di iniziare a sviluppare un software per la matematica con un sistema formidabile di generazione semiautomatica degli esercizi.

Il mondo della Scuola richiede anche più tempo degli altri per valutare l’efficacia di una innovazione didattica, perché in ultima analisi se uno strumento di insegnamento o apprendimento funziona lo vedi quando inizia ad avere effetti sul mondo, cioè quando chi doveva apprendere ha “smesso” di farlo per iniziare a lavorare. Eppure è possibile iniziare a raccogliere dati anche prima e trovare, nel modo in cui la didattica è declinata, delle chiavi di lettura del mondo.

Conclusioni

Sono molto contentə quando sento di nuove startup che si lanciano nel mondo dell’edtech e che ricevono finanziamenti per questo, anche se magari non credo o non mi riconosco nella moda di quel momento. La mia vera domanda è: se davvero gli investimenti presentano comunque effetti positivi e se l’istruzione di base è davvero importante, perché ci sono così pochi investimenti nella Scuola?

--

--

Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.