Il mio genere è top secret
Uno sguardo dentro l’antologia di fantascienza trans e queer di Future Fiction
Domani è il TDoR
E io dovrei essere in cucina a festeggiarlo con lɛ compagnɛ di Sei Trans.
Il TDoR è il Trans Day of Remembrance, è nato dunque come giorno di commemorazione, ma un po’ perché essere tristi non aiuta molto, e un po’ perché si può ricordare con molti spiriti diversi (e non intendo alcolici, anche se a volte ci stanno), quella R lì può essere riempita anche di cose altre che la remembrance, per esempio rage, restoration, rebellion, reaction, recreation, relationship… anzi, uno dei sensi della queerness per me è proprio l’idea di vivere e vedere in un altro modo.
Quindi si era deciso (vorrei dire “avevamo deciso” ma quando mi sono unitǝ i giochi erano fatti) di celebrare con una giornata che fosse al tempo stesso utile (giornata benefit per Ombre Rosse, collettivo transfemminista di sex worker e persone alleate) e dilettevole (accogliente pranzo al CSOA Gabrio, con serigrafia a tema, parruqueeria, DJ-set, aperitivo… coccolarci a volte è indispensabile). E io sarei dovutǝ essere lì.
E oggi sarei dovuta essere al torneo di Nome in Codice organizzato dai Revesh Blind Beholders. E invece. A volte basta poco per tenerti lontanǝ da ciò a cui tieni e un’influenza è quel che succede.
Per festeggiare lo stesso, in qualche modo, il TDoR, ho accelerato la conclusione della lettura dell’antologia che dà il titolo a questo post (pubblicato da Future Fiction) e ne pubblico la recensione (ma a causa della febbre non mi assumo proprio la piena responsabilità di tutto quello che scriverò, né di come lo scriverò!).
Affitta sempre, vendi mai
Questo racconto gioca su un’idea spaziale: la gente che può permetterselo fa in modo che la coscienza di personal trainer addestratɛ a fare esercizio prenda possesso dei loro corpi per “soffrire” faticando. Praticamente mentre io tizio ricco dormo tu fatichi e quando mi risveglio nel mio corpo ho fatto un’ora e mezzo di training tostissimo. Ma mentre io ci ho messo un quarto d’ora a mettere in fila queste cinquanta parole e ne ho ottenuto delle frasi zoppicanti, Calvin Gimpelvich lo racconta in maniera fenomenale e lo ambienta in qualche posto di sole, al sud, il che in questo periodo dell’anno rappresenta un plus. E poi ci racconta di quale forte tentazione sia, per una persona trans, quella di usare questa tecnologia per cambiare sesso. E poi per… no, non te lo dico: ti ruberei una bella svolta nella storia. Sorprendente.
Morte termica dell’arroganza dell’uomo occidentale
Un altro racconto con una ambientazione ricca, articolata e affascinante in cui convivono creature umane e creature vegetali artificiali. E noi vediamo il mondo dal punto di vista di una di queste. Mi è piaciuto molto il senso di alterità dellǝ protagonista rispetto al mondo, il suo sguardo necessariamente distaccato, perché a volte anche io mi sento così, soprattutto nelle situazioni con molte persone, quando devo fare l’espansivǝ per trovare il mio posto o disegnare per decomprimere e rilassarmi. La cosa che invece non mi ha entusiasmato è che anche se succedono cose non ho sentito la storia… a te capita mai?, segui gli eventi ma non riesci a chiuderli tutti nello stesso contenitore? Ecco, quello. Straniante (in senso buono).
Sindrome dell’impostore
Un altro racconto sul tema delle coscienze che trasmigrano nei corpi (alla Altered Carbon, anche se qui ci vorrebbe un’indagine di archeologia narrativa per capire qual è veramente l’inizio dell’idea), in questo caso calato in una ambientazione più cyberpunk, distopica e fredda, con persone di serie A (cittadini) e B (noncittadini). C’è molta azione, viaggi spaziali in partenza e antiche culture terrestri. Un bel racconto che mi ha ricordato che il transfemminismo è intersezionale o, detto in termini meno fighi, che non risolvi il problema del maschilismo in tutte le sue molteplici forme se non risolvi quello del razzismo e quello dell’abilismo e quello dello sfruttamento e… tutti gli altri. Profondo.
Schwarberow, Ohio
Midwest, protagonista trans e lento proprio come mi sento io a volte e una narrazione con un ritmo molto particolare, da “non sto bene qui, ma comunque vivo il momento fino in fondo”. O forse è solo che Brendan Williams-Childs è veramente bravo a raccontarti la situazione, così bravo che quel plot twist che manca, perché la svolta è telefonata quasi all’inizio, te lo godi lo stesso. Denso.
Imago
Tristan Alice Nieto è la persona che mi ha riconciliato, dopo una brutta esperienza letteraria, con la figura dello zombie. Anche se non si parla proprio di zombie e poi questo è più un poliziesco (1) di fantascienza (2) postapocalittico (3) noir (4)… capisci anche tu che quando un racconto riesce ad amalgamare così bene così tanti generi, allora ha qualcosa di speciale. Beffardo.
No comment
Maryam è una persona trans alla quale trapiantano un intero apparato riproduttivo femminile che, a quanto pare, contiene un regalino e quando si scopre che Maryam è (nomen omen) incinta senza aver mai fatto sesso questo si riverbera nella società civile causando (sacra?) furia, disprezzo, distanza e attivando dei meccanismi che hanno più a che fare col capitalismo che con l’umanità. Il tono divertito dell’autrice mi ha ricordato la serie Jane the Virgin, con due vantaggi rispetto al prodotto televisivo: 1) qui si arriva dirittɛ al punto e non bisogna seguire la storia per ore e ore e ore; 2) non è televisione qui, hey, non è necessario che il lieto fine sia un lieto fine eterocispatriarcale. Potente.
Ciò che sussurra il vento del sud
Il protagonista di questo racconto vive in compagnia di un’intelligenza artificiale, Heloise, in una stazione isolata nella Terra del Fuoco, dove per lavoro controlla che continui a funzionare lo scudo contro una pioggia di meteoriti che ha iniziato a bersagliare la Terra. A un certo punto ha accettato di accogliere una collega, Lola, che arriva da un’altra stazione, a nord, in Brasile. A me queste storie con pochi personaggi e una sceneggiatura forte piacciono dai tempi di Moon, il bellissimo film di Duncan Jones con Sam Rockwell, anche se Rockwell continuo a preferirlo in boxer dorati nell’adattamento cinematografico de La guida galattica per autostoppisti. Interessante.
Il mio genere è top secret
Questo racconto è una risposta alla novella Il racconto dell’elicottero di Isabel Fall (pubblicato da Zona42 e che ho pure letto e recensito ma di cui ovviamente mi ricordo troppo poco per capire in che modo dialogano i due racconti). So che però quel racconto mi era strapiaciuto e questo… be’, questo contiene una frase che riporto, perché qui sta il senso dell’intersezionalismo (p.204):
Il funzionamento dell’impero non dipende dall’assoggettamento di un genere specifico, ma dall’impiego del genere per tale assoggettamento.
Totale.
Resistenza crescente
Anche in questo racconto mi sono trovatǝ molto, perché racconta una resistenza che cerca una propria forma. In un contesto distopico postpandemico di sfruttamento generalizzato, una persona capisce che anche il suo contributo può essere militanza. Il racconto è ben scritto, fila, ha una ambientazione convincente… mi chiedo solo se mi ha commossə perché mi suona nel cuore come indulgente autoassolvimento oppure perché è bello e punto. Stimolante.
Dissociazioni nucleari
Dissociazioni nucleari racconta non una ma molte transizioni, involontarie, transumane, in cui durante l’acquisizione di tratti fisici altrui (ali, branchie, scaglie, piume, artigli) si comunica anche con lɛ donatorɛ, telepaticamente, visto che l’umanità si è rifugiata dopo un’apocalisse nucleare in complessi di grotte. È affascinante, anche se anche in questo caso non sono riuscita a raccogliere la storia: mi sono limitatǝ a seguirne il filo, senza mai afferrarne la logica. Ammesso che lo si dovesse fare. Onirico.
Copie senza originali
In una Terra in cui l’umanità si è estinta, ma le macchine continuano a funzionare e si sono evolute fino a provare dei sentimenti, in un museo per umanɛ che nessuno più frequenta, una guida robot e unǝ clone umanǝ si incontrano e decidono di stare insieme, inizialmente per soddisfare reciprocamente delle necessità (i gradi più bassi della piramide di Maslow per l’essere umano, qualcuno che ascolti per la macchina). Quel che emergerà da questa convivenza sarà, semplicemente, arte. Commovente.
Conclusioni
Io sta cosa degli editori italiani di metterti la presentazione prima del racconto proprio la vivo come (sostituisci tu con qualcosa si spiacevole, a me veniva in mente il solito parallelismo con lo stare dalla parte sbagliata dello zenzero nel figging o quello della nutella sul tonno in scatola, ma c’è sempre qualcuno a cui piacciono anche queste pratiche quindi l’esempio non è comunque universalizzabile) e ne ho già parlato. A parte questo, ho ben due conclusioni, a seconda di quanta voglia hai tu di stare a leggere me.
Conclusione breve: dovresti proprio leggere questo libro: è figo, ci troverai un mucchio di stimoli ed emozioni e avventure.
Conclusione lunga: questo libro saprà sorprenderti, oppure ti deluderà se, all’idea di leggere di “fantascienza queer e trans”, ti aspettavi qualcosa di specifico a partire da una base cisgender e non-queer. Scoprirai che quella narrativa non è sostanzialmente diversa dalla narrativa “che certi problemi non se li pone e certe istanze non le sente” per il semplice fatto che siamo tuttɛ umanɛ e abbiamo una base comune nel provare sentimenti come la gioia, il dolore, l’amore e la paura. Però, certo, ci sono differenze, quindi in questo libro troverai una percentuale particolarmente alta di persone emarginate (e non saranno sempre persone emarginate ma fighe oppure emarginate e quindi cattive oppure emarginate e quindi vittime) o con disabilità, e troverai più dubbi e più emozioni (ma non saranno abbastanza spesso ammore e rabbia, anche se ci sono anche quelle). Però secondo me ci sono due tipi di lettorɛ: ci sono lɛ lettorɛ che amano le conferme, quellɛ che stanno comodɛ nelle saghe con un numero di volumi a due cifre e s’innamorano di un certo tema (che siano i vampiri brillanti, il fantasy grimdark derivato dai gdr o la space opera) e poi ci sono lɛ lettorɛ che si avventurano dove non erano mai statɛ, che sperimentano e a volte non va bene ma sanno che se non fanno così non riusciranno mai più a vivere quell’emozione speciale che hanno vissuto quando hanno letto il loro primo capolavoro, quella che assomiglia così tanto al vero amore e che rappresenta il tesoro più grande di chiunque legga per passione. Ecco, se sei questo tipo di lettorǝ, questo libro non dovrebbe veramente mancarti.