Stardust

ovvero: come le cose cambiano senza motivo

Adri Allora
4 min readFeb 18, 2023

Sto continuando la mia ricerca di personaggi esplicitamente trans (come me) nel fantasy (come il mio genere letterario preferito) e dopo l’esperienza deludente-ma-non-troppo con “Il priorato dell’albero delle arance” volevo proprio trovare quel che vado cercando.

Nell’attesa de “Le nere maree del cielo” (che è arrivato ieri), ho letto “Stardust” di Neil Gaiman, perché ricordavo nel film un personaggio T.

Sì, certo, arriva da una biblioteca: mica i soldi con cui comprare libri crescono sugli alberi!

Ora, per la mia sensibilità siamo un po’ sul limite: il capitano della ciurma dei pescatori di fulmini interpretato da Robert De Niro è sicuramente una figura positiva, ma è anche un po’ una macchietta e il suo (almeno) crossdressing sembra mostrato più per strappare un sorriso che altro. L’amica Filo Sottile mi ha detto che è una istanza de “la frocia magica”, un personaggio ricorrente, positivo. Mi fido, lei ne sa, ha anche scritto un piccolo libro ricco di riferimenti alla mostruosità nella narrativa di genere che ho molto apprezzato (in effetti è lì, con quel libro, che ci siamo conosciutɛ e per me è iniziata una riflessione importante). A maggior ragione ero curiosǝ: Gaiman non mi ha mai deluso, mai, quindi chissà come aveva gestito un personaggio tanto diverso dagli altri della sua produzione (Neil è abbastanza cis-oriented e non è un male: è molto saggio scrivere di quel che si sa).

Gaiman non mi ha delusǝ neppure questa volta, ma il personaggio trans nel libro non c’è. Cioè: c’è, riveste effettivamente un ruolo che nella narratologia russa sarebbe stato definito di “aiutante”, ma non si veste da donna. Non fa neppure altro, per esempio non insegna il protagonista, Tristan, a tirare di scherma. Perché, sorpresa, nel libro non c’è un duello finale nella casa della strega. A quel punto l’ultimo dei figli maschi dell’ottatunesimo signore di Stormhold è già morto, e la strega non combatterà per il cuore di Yvaine perché… no, vabbé, non posso dirtelo, posso dirti solo che il libro è cento volte più elegante e imprevedibile del film.

Certi cambiamenti in una traduzione transmediale li capisci: quando hanno fatto la trilogia del signore degli anelli (che a me NON è piaciuta, come ti ho già detto), era più o meno chiara la necessità di rendere Aragorn il protagonista della storia: a costo di scalzare i nanetti dai piedi moquettati il film era pensato per diventare un blockbuster hollywoodiano, e i blockbuster hollywoodiani hanno un eroe maschio bianco cishet come protagonista (oppure una donna bianca cishet che combatte come un uomo e indossa i tacchi alti). Il ruolo assunto dal figlio di Arathorn è evidente nell’imbarazzante combattimento di Colle Vento, che spaventa meno dell’originale scritto ma è al sapore di Die Hard.

Altri cambiamenti sono meno chiari, per esempio questa caratterizzazione del capitano Johannes Alberic non mi pare una strizzata d’occhio alla comunità LGBTQIA+ (proprio perché è più per farci su un’”innocua risata” che per dire qualcosa, inoltre lɛ sceneggiatorɛ —rispettivamente al primo e al secondo film — non hanno manifestato simpatie queer di qualsiavoglia tipo), non arricchisce da un punto di vista argomentativo, né tematico, né tantomeno politico; non aggiunge nulla all’azione e non è certo l’unico modo in cui si poteva decidere di alleggerire l’addestramento nella scherma (anche se una sequenza di training con montaggio ad arte e musica in sottofondo è una tecnica economica almeno dai tempi di Roky, 1976).

La gif arriva da giphy, ma non ho idea di cosa rappresenti in origine.

Però mi ha fatto vedere dei puntini che ancora non riesco a unire con un singolo tratto di penna, li metto qui così magari tu ne tiri fuori qualcosa con un senso:

  1. il libro è più imprevedibile o, meglio, il film è più prevedibile: ci sono più cliché, più scene e forme e conseguenze che ti aspetti;
  2. ti ricordi quando ho chiesto a chatGPT come avrebbe scritto il mio libro fantasy e il risultato aveva il sapore di un piatto riscaldato?

Ecco, c’è un quid che ancora non riesco ad afferrare, che ho l’impressione si basi su una terza premessa per ora mancante, ma a cui mi sono avvicinatǝ leggendo il libro e confrontandolo col film e tutto sommato è un buon risultato. In conclusione, rimane una lettura molto piacevole, eccetto per il fatto che non c’è trippa per trans.

Un caro saluto a tutti e tutte coloro che venerano lo show don’t tell. Se te lo stessi chiedendo lei è N.K.Jemisin, una delle migliori (puoi essere di diverso avviso, ma credo che sia l’unica persona ad aver vinto il premio Hugo per tre volte consecutivamente. E “La quinta stagione” è imperdibile. E, sì, c’è un personaggio T).

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.