Scuola: come mancare il bersaglio

ovvero: quanto fa male alla didattica il massimalismo

Adri Allora

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Nella mattina palindroma del 21/12, ascoltando Radio Capital sono statǝ invasǝ da una tristezza folgorante.

Alla trasmissione partecipavano tre voci, due maschili e una femminile e, per rispondere a uno spettatore che sosteneva che la scuola non dovrebbe vietare i cellulari ma insegnare a usarli e regolamentarne l’uso, magari ridurlo, le due voci maschili hanno controargomentato più o meno così:

sì, facciamogli usare meno il cellulare in classe. Per esempio a un drogato gli dai solo un po’ di droga, ma non tanta, così impara a farsi poco.

Questa incapacità di vedere vie di mezzo o possibilità altre è qualcosa con cui mi scontro abbastanza spesso. (Con cui tuttɛ ci scontriamo abbastanza spesso, in questi tempi di di polarizzazione su qualsiasi argomento.)

Eppure è semplice, ce l’ha insegnato nientepopodimeno che Jeff Bezos quando, al momento del lancio del Kindle, gli chiesero: “non crede che sia superfluo? In fondo gli ebook si possono leggere anche su computer”. Lui replicò: “Per lei è importante la lettura?”, “Sì”, “Quanto?”, “Tanto”, “E allora serve un dispositivo dedicato”.

E allora serve un dispositivo dedicato.

La lettura è un’attività, anche se si può leggere con diversi scopi. Quel che si fa a scuola non è una attività ma sono tante, e il tablet ha perso la sua occasione per diventare il dispositivo dedicato alla didattica.

E adesso parliamo dei Gruppi Classe su WA

Con quello che parrà un volo pindarico, vale la pena di menzionare anche il fatto che i Gruppi Classe su whatsapp servono a tutto, ma non per la didattica. Ho tre figliɛ e nessunǝ dellǝ tre ha mai potuto fare affidamento sul gruppo WhastApp di classe per cose come i compiti quando erano assenti, gli avvisi e qualsiasi tipo di informazione utile alla didattica che non fosse presente sul registro elettronico o su Google Classroom.

Sarà successo anche a te, se hai figliɛ oppure se sei andatǝ a scuola di recente.

Nella mia/nostra esperienza ci sono stati casi positivi, ma il gruppo classe non è mai stato sistematicamente affidabile e, su una classe di 22 persone in media, dovresti trovare sempre qualcuno che è in grado e ha tempo di aiutarti. Eppure non succede. Perché? Perché il gruppo classe su WA non è lo strumento giusto per quel tipo di comunicazione. Non è uno strumento dedicato.

Cosa c’entra tutto questo con il massimalismo?

Il massimalismo è un modo di pensare che non prevede di scendere a compromessi e che non vede sfumature. È semplice, perché gratifica quella parte del nostro cervello che richiede decisioni prese in fretta e non la mortifica perché le conseguenze di scelte sbagliate in didattica si faranno sentire molto tempo dopo il momento della decisione.

Per esempio il massimalismo è in grado di vedere il cellulare solo nella sua totalità, non distingue certi usi e non distingue certi contenuti.

Sì, sì, lo so: io sono di parte.

Ma ti racconto questa cosa. Un paio di anni fa un dirigente di una scuola nostra cliente ci ha chiesto un report sul lavoro fatto nelle sue classi. Un’indicazione il più semplice possibile che restituisse proprio la quantità di lavoro. Ci abbiamo ragionato un po’, abbiamo creato un algoritmo che misurasse il numero di assegnazioni dellɛ docenti e lo pesasse alla luce delle consegne da parte dellɛ studenti, abbiamo sviluppato un pezzo del software che ci permettesse di estrarre questi dati e glieli abbiamo mandati.

Il dirigente ha visto che solo una parte dei docenti usava i nostri software e ha deciso di tagliare la spesa. Ci sta. Ha tolto uno strumento a chi lo usava, ma è nelle sue prerogative (la logica era: se la scuola compra alle classi di un docente uno strumento e alle classi di un altro no, fa delle differenze che non devono esserci, quindi non lo compriamo per messuno. Per me anche questo è massimalismo, ma ok). Dopo qualche tempo abbiamo sentito il dirigente, e gli abbiamo chiesto con che cosa ha sostituito i nostri software. “MyZanichelli. È gratis, invece i vostri li pagavamo”, “Ma i docenti lo usano veramente?”, “No, ma è gratis”.

Vantaggio percepito: zero. Certo: se non lo usi direttamente, non ne percepisci l’utilità… e non sto parlando dei nostri software, ma del digitale nel complesso.

Molto spesso i nostri software vengono confrontati con le espansioni digitali dei libri di testo che non sono state progettate per questo scopo specifico più di quanto lo sia stato Google Moduli (che è un software nato per fare sondaggi).

A dispetto dei loro argomenti, le espansioni digitali dei libri di testo non sono strumenti dedicati. I sillabi sono pensati a partire da qualche cartaceo. Gli esercizi non sono progettati per essere fruiti attraverso schermo. Addirittura i libri, anche quelli liquidi, non sono scritti tenendo presente il livello di attenzione, il contesto d’uso e il carico cognitivo di chi li fruirà.

I contenuti non sono dedicati, e quindi funzionano meno dei contenuti pensati per i libri. Tra l’altro nel caso dei libri si è verificato un meccanismo affascinante in cui i libri hanno iniziato a guidare la didattica (e questo, certo, li rende strumenti di straordinaria efficacia, ancorché di pari inefficienza). Praticamente la coda che agita il cane.

Ma il massimalismo, che tutto pervade, è nei suoi effetti ostativo a qualsiasi forma di innovazione davvero dirompente, perché le innovazioni non sono mai davvero questione di un attimo: dalla struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn agli slittamenti di fase nella matematica del caos, l’innovazione deve trovare, attraverso le iterazioni, un suo equilibrio. Ma per iterare deve avere spazio. E il massimalismo questo spazio non lo concede.

Ho già scritto tutto questo? Con parole diverse ma sì, l’ho già scritto. Eppure, certe cose bisogna ripeterle.

Finché non ce n’è più bisogno.

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Adri Allora

Linguist, entrepreneur (co-founder of Maieutical Labs), curious. I’m here on Medium mostly to learn, even when I write something.